Teotochi Albrizzi Isabella

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Isabella Teotochi Marin Albrizzi nacque a Corfù,  allora possedimento veneziano, 16 giugno 1760.

Poche notizie si hanno sulla sua adolescenza.
Isabella, di madrelingua greca, ricevette nozioni di letteratura italiana e letteratura francese.

All’età di sedici anni, nel 1776, per volontà dei genitori sposa il Sopracomito di galea Carlo Antonio Marin, dal quale avrà, l’anno successivo, un figlio, Giovan Battista, affettuosamente soprannominato ”Titta”. L’unione non fu felice e si  concluse burrascosamente alcuni anni più tardi.

Nel 1778 una nuova carica impose al Marin di far ritorno a Venezia. La città, pur in decadenza politica ed economica, ferveva di dibattiti culturali e scientifici.
La coppia si stabilì nella casa di famiglia del Marin, dove abitavano, oltre al padre e agli zii, anche gli altri fratelli di Carlo Antonio. Inevitabili furono le difficoltà d’inserimento della giovanissima sposa greca dalla «folta e inanellata chioma, col vivo lampo negli occhi, colle ingenue grazie del volto rivelanti il candore dell’anima […] vera bellezza greca, vero modello di Fidia».

Dopo un soggiorno di due anni, dal 1778 al 1780, a Salò, dove Carlo Antonio era stato nominato Provveditore e Capitano, i coniugi Marin fecero nuovamente ritorno a Venezia. Vista l’insopportabile prospettiva di ritornare ad abitare assieme alla numerosa parentela del Marin, Bettina convince il marito ad affittare una casa in calle delle Balotte, dietro la Chiesa di San Salvador, incomincia qui una nuova fase nella vita di Isabella.

Anche a Venezia era ormai diffusa la moda d’oltralpe del Salotto letterario. In accordo con le nuove e rivoluzionarie idee che ormai permeavano la società veneziana, veniva dato grande significato alle capacità intellettuali della persona, riconosciute come forte elemento ugualitario. Anche alla donna quindi, qualora dimostrasse di esser colta, veniva riconosciuto un ruolo intellettuale paritario.

Tra i frequentatori del salotto della Teotochi spiccarono Ugo Foscolo, Ippolito Pindemonte, Vincenzo Monti, Melchiorre Cesarotti\, autore di una traduzione dei Canti di Ossian, Antonio Canova, Dominique Vivant Denon, incisore e scrittore parigino futuro direttore del Museo del Louvre, Madame de Staël, Johann Wolfgang von Goethe, George Gordon Byron, Walter Scott.

Isabella in questo periodo trascorre molto del suo tempo a leggere e a stendere i primi abbozzi dei famosi Ritratti, facilitata dalla sua cultura e dalle conversazioni del salotto, attraverso le quali diviene maestra nel conoscere l’animo degli uomini.

Proprio in questo periodo, in tempi nei quali lo splendore e lo sfarzo nascondevano i germi del decadimento e la paura per i moti francesi irrigidiva anche i mondani costumi lagunari, Isabella era all’apice della celebrità: [[Marco Aurelio Soranzo]] scriverà nel 1791 un ”Ritratto di Isabella”, mentre l’anno dopo verrà pubblicata, per volontà del conte Zacco, una silloge in onore della dama, ”L’originale e il ritratto”, con testi di Denon, [[Aurelio de’ Giorgi Bertola|Bertòla]], [[Giovanni Pindemonte|Giovanni]] ed Ippolito Pindemonte, Franzoia, [[Melchiorre Cesarotti|Cesarotti]], Pagani-Cesa, Zaramellino, Sibiliato, Lamberti e Mollo.

[[File:Vivant Denon – Self-portrait 1823.jpg|thumb|Vivant Denon in un autoritratto del 1823]]A turbare la vita di Isabella, al punto da farla dimagrire vistosamente<ref name=”Cita|Favaro|p. 79″>{{Cita|Favaro|p. 79}}</ref>, è un’informativa inviata a Vivant Denon, sospettato di spionaggio, nella quale si legge:

{{citazione|1793, 12 luglio, Denon sia sfrattato tempo tre giorni<ref>Archivio di Stato di Venezia, Inquisitori di Stato, Denon, b. 1240 c. 166, cfr. {{Cita|Favaro|p. 77}}</ref>.}}

Lo si accusa di aver procurato degli incontri tra l’abate Zannini, già precettore d’Isabella, e [[d’Henin]], ex-direttore del dipartimento degli Affari Stranieri francese e futuro ministro di Francia a Venezia nel periodo rivoluzionario, di aver costituito un club [[giacobino]] nelle stanze di Isabella, di aver impiantato traffici illeciti di vino e di ricavarne alti guadagni<ref name=”Cita|Favaro|p. 79″/>.

L’incisore partirà definitivamente da Venezia il 15 luglio 1793, ma il rapporto epistolare tra i due continuerà per molto tempo.

 

 

 

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